martedì 29 novembre 2011

Elisabetta Sirani

lunedì, 29 agosto 2005

Perle di
Elisabetta Sirani, "pittrice eroina"



Amorino mediceo trionfante


 Elisabetta Sirani, una donna pittrice nella Bologna del Seicento tra il 1635 e il 1665. Una vita eccezionale in un tempo e in un mondo, che furono anche di Artemisia Gentileschi, tempo e mondo al maschile.

"Un Amorino nel Mare, per la gran Principessa Margherita, che con una mano si fa vela con un pannarino invogliato all'arco, e con la destra porta una madre perla con dentro molte perle, e fra le altre sei grossissime, che figurano l'arma dello sposo... e in distanza un Delfino cavalcato da un altro Amoretto, che con sferza di radice di corallo lo sollecita al cammino".

La descrizione è della pittrice stessa, che all'epoca aveva ventitre anni. Era il 1661 e l'amorino fu dipinto per il matrimonio di Margherita Luisa di Borbone e Cosimo de' Medici, al cui stemma alludono le sei perle.


mw1338.jpg
Melpomene, la Musa della Tragedia


Elisabetta Sirani_Allegoria della musica_1669
Allegoria della Musica

Elisabetta Sirani_Liberalità
La  Liberalità



Sibilla


Non solo un donna artista, ma anche delle opere su figure non necessariamente religiose. Fatto alquanto raro, purtroppo.


Autoritratto

SU UNA GOCCIA DI RUGIADA

giovedì, 25 agosto 2005

SU UNA GOCCIA DI RUGIADA


di Andrew Marvell, poeta metafisico inglese


V edi: la rugiada d'oriente, versata
Dal grembo del mattino
Nelle rose che sbocciano
Rimane indifferente alla nuova dimora;
Perché la chiara regione in cui nacque
Racchiude attorno a sé:
Nel breve spazio del suo stesso globo
Trattiene al meglio il suo elemento nativo.
Come il suo fiore di porpora disdegna
Quasi senza toccarlo il luogo in cui si posa,
Ma volgendosi indietro verso i cieli
Risplende di luce dolente
Quasi fosse una lacrima di sé
Rimasta troppo a lungo separata
Dalla sua sfera. E così corre inquieta,
Insicura e tremante di paura
Per la propria purezza: finché il calore del sole ha pietà
Del suo dolore, e di nuovo esala verso i cieli.
Così l'anima, quella goccia, quel raggio
Della chiara fontana dell'eterno giorno,
Si potesse vederla dentro il fiore umano,
Mentre ancora ricorda la sua prima altezza,
sfugge le dolci foglie e i bocci verdi;
E raccogliendo la sua propria luce
Nei suoi puri pensieri circolari
Esprime il cielo maggiore nel minore.
In che ritrosa figura contorta
Si volge da ogni parte, ed esclude
Tutto quel mondo che le sta attorno,
Pur accogliendo il giorno entro se stessa.
Buia di sopra, eppure sotto splendida,
Qua disdegnosa e là piena d'amore.
Tanto desiderosa e pronta a fuggirsene via
Quanto appartata e disposta ad ascendere.
Pur muovendosi solo da un punto che sta in basso,
Tutt'attorno si curva verso l'alto.
Così stillò la sacra rugiada della manna:
Bianca e intera, anche se congelata e fredda.
In terra congelata: ma tale da involarsi,
Disciolta, nelle glorie del Sole Onnipotente.
 



"Poeti metafisici inglesi" (Guanda). Come racchiudere ed espandere l'intero mondo dei sensi e dell'intelletto guardandolo nel minuto globo della goccia di rugiada. Ritornano fantasie e giorni della mia infanzia, quando nelle minime cose vedevo l'inesauribile sensuale luce del mondo e delle sue forme. Mi costruivo strane storie, storie tutte nuove di misteriosi tesori, ed ero già toccata dalla malinconia. Mi davano gioia le piante rugiadose con i loro diademi d'acqua luccicante.

ON A DROP OF DEW by Andrew Marvell (originale nei commenti)
Escher - Goccia di rugiada
Andrew Marvell - post 23 agosto 2005

Passeggiata a Venezia

martedì, 23 agosto 2005

Passeggiata d'agosto






In campo Santa Margherita abbiamo trovato gli alberi così bizzarramente decorati, ma eravamo troppo pigre, dolcetta e io, per fare domande in giro. Ci siamo rallegrate, continuando a camminare lentamente, mentre segretamente controllavamo che tutte le nostre antiche pietre fossero al loro posto.
La passeggiata a Venezia ha il gelato come obiettivo primario. I migliori li fanno ancora in campo Santo Stefano. Nella piccola calle che sbuca sul grande campo, quasi in faccia alla chiesa gotica del santo, c'è un negozio di colori.






Poi che si fa? Si va a San Marco o a Rialto o all'Accademia? Scegliamo San Marco perché il tempo è variabilissimo e un vaporetto potrebbe salvarci da un improvviso "scravas(s)o". Tra l'altro si può arrivare a San Zaccaria, una chiesa con misteriosa cripta perennemente allagata, immediatemente dopo San Marco. Niente cripta oggi, la chiesa è serrata. Qualcosa ci suggerisce di imbarcarci e tornare a San Tomà. Ecco che cosa.






L'isola di SanGiorgio dal vaporetto con gli incredibili colori del temporale imminente...ma non è detto, perché allo sbarco a San Tomà il Canal Grande verso Rialto era così.



 



Ma insomma, scravas(s)a o no? Possiamo andare a comprare un libro, intanto. "Poeti metafisici inglesi" nell'edizione bella della Guanda.


Prima fu il mondo come un grande cembalo
Che venti dissonanti suonavano alla natura infante.
Tutta la musica un suono solitario
Rivolto a rocce vuote e fonti mormoranti.
Andrew Marvell

Le fotografie le ha fatte 'dolcetta', mia figlia. I colori sono autentici. E durano un soffio.

Andrew Marvell - post 25 agosto 2005

La mia stella

lunedì, 15 agosto 2005

La mia stella
di Robert Browning

My Star
ALL that I know
   Of a certain star
Is, it can throw
   (Like the angled spar)
Now a dart of red,
   Now a dart of blue
Till my friends have said
   They would fain see, too,
My star that dartles the red and the blue!
Then it stops like a bird; like a flower, hangs furled:
   They must solace themselves with the Saturn above it.
What matter to me if their star is a world?
   Mine has opened its soul to me; therefore I love it.







La mia stella
Tutto ciò che Io so
   di una certa stella
è che può lanciare
   (come uno spato angolato)
ora un dardo di rosso
   ora un dardo di blu;
 finché i miei amici hanno detto
   che vedrebbero volentieri, a lungo,
la mia stella che dardeggia il rosso e il blu!
Allora lei posa come un uccello; come un fiore, richiuso:
   Loro si consolino con Saturno sopra di lei.
Che mi importa se la loro stella è un mondo?
   La mia ha schiuso la sua anima a me; e per questo io l'amo.



See Explanation.  Clicking on the picture will download
the highest resolution version available.



A mia figlia 'dolcetta', la mia stella terrestreceleste, rossobluradiante,
per i suoi dardi di luce nel mondo.
Lei, innamoratamorosa, lieve viaggiatrice,
stella "rimbalzante" da una terra all'altra.

Arcipelaghi

giovedì, 11 agosto 2005


una poesia di Derek Walcott


Arcipelaghi


Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.

All’orlo della pioggia, una vela.

Lenta la vela perderà di vista le isole;

in una foschia se ne andrà la fede nei porti

di un’intera razza.

La guerra dei dieci anni è finita.

La chioma di Elena, una nuvola grigia.

Troia, un bianco accumulo di cenere

Vicino al gocciolar del mare.

Il gocciolio si tende come le corde di un’arpa.

Un uomo con occhi annuvolati raccoglie la pioggia

E pizzica il primo verso dell’Odissea.

Archipelagoes  

At the end of this sentence, rain will begin

at the rain's edge, a sail.

Slowly the sail will lose sight of islands;

into a mist will go the belief in harbours

of an entire race.
The ten-years war is finished.

Helen's hair, a grey cloud.

Troy, a white ashpit

by the drizzling sea.
The drizzle tightens like the strings of a harp.

A man with clouded eyes picks up the rain

and plucks the first line of the Odyssey.

da Mappa del Nuovo Mondo


Epico l'incontro di Derek Walcott con Omero, un incontro di arcipelaghi, dai Caraibi al Mediterraneo. Ritrovo i due poemi della mia fanciullezza in un soffio lirico. La memoria delle isole greche coinvolta con la bellezza delle natie isole caraibiche. La solitudine del peregrinare e del naufragio, la liberazione del viaggio, la necessità della ricerca. Derek è il mio Omero di oggi. Lui si dipinge così:


“I’m a red nigger who love the sea,
I had a sound colonial education,
I have Dutch, nigger, and English in me,
And either I’m nobody, or I’m a nation.”

"Io sono solamente un negro rosso che ama il mare,
ho avuto una buona istruzione coloniale,
ho in me dell'olandese, del negro e dell'inglese,
sono nessuno o sono una nazione".
Immagini: Rubens, Ulisse sull'isola dei Feaci; Derek Walcott; trad. Bianchi 

DOVER BEACH

venerdì, 05 agosto 2005

DOVER BEACH
.


LA SPIAGGIA DI DOVER
di Matthew Arnold



Calmo è il mare stanotte,
alta la marea, la luna posa chiara
sullo stretto. Il faro sulla costa francese
brilla e svanisce. Gli scogli inglesi si levano,
splendenti e maestosi, lontani sulla placida baia.
Vieni alla finestra, dolce è l’aria della sera!
Ma  dalla lunga linea della spuma,
dove il mare incontra la terra imbiancata dalla luna,
ascolta! Si ode lo strepito scabro
dei sassi che le onde sull’alta spiaggia trascinano e scagliano nel loro moto:
cresce, cessa, poi cresce,
con ritmo tremulo e lento instillando
eterne note di tristezza.
Sofocle in tempi antichi
le udì sull’Egeo, memore
Del torbido riflusso
Delle miserie umane. Noi pure
Scopriamo in quel suono un pensiero
In questo lontano mare del nord.
Alto era allora il Mare della Fede, e cingeva le spiagge della terra
Quale lucente cinta.
Adesso solo ne sento lontano
Il mesto lungo fragore, mentre si ritrae al soffio
Del vento notturno, fino al vasto e cupo
Limite del mondo, nuda pietraia.

Amore mio, siamo tra noi sinceri!
Ché il mondo aperto al nostro sguardo
Come un paese dei sogni,
ricco, meraviglioso e nuovo,
non offre gioia, amore luce,
né certezze, né pace, né conforto al dolore.
Noi stiamo qui su questa piana scura,
straziati da confusi allarmi di battaglie e ritirate,
dove eserciti ignari si scontrano di notte.


Testo da Poesia straniera - Inglese, Seconda parte, La Biblioteca di Repubblica, pagg,121-123

Frammento di Iperione

domenica, 31 luglio 2005

Frammento di Iperione [2]
Melite


Bella Donna


Zante


   Mai potrò dimenticare la sera di quel mio giorno, con tutto ciò che ancora vidi nella mia ebbrezza. Fu per me ciò che di più bello può dare la primavera della terra e il cielo e la sua luce. Come nella gloria dei santi, ella pervase il rosso della sera, e le esili, piccole nubi dorate nell'etere sorridevano dall'alto, come geni celesti che si rallegrassero della loro sorella in terra, di come si muoveva tra di noi in tutta la magnificenza degli spiriti, eppur benevola verso tutto ciò che l'attorniava.
   Tutti le si stringevano attorno. A tutti sembrava comunicarsi una parte della sua essenza. Un senso nuovo di tenerezza, una dolce intimità, si era insinuato fra tutti e non sapevano come fosse loro accaduto.
   Senza domandare, venni a sapere che ella proveniva dalle sponde del Pattolo, da una solitaria valle del Tmolo, ...
   A poco a poco la vita e lo spirito crebbero tra di noi.
   Parlammo molto dei figli dell'antica Ionia, di Saffo e Alceo e di Anacreonte e in particolare di Omero, della sua tomba a Nio, di una grotta a noi vicina, scavata nella roccia, sulla riva del Melete, dove si dice che il principe dei poeti abbia spesso celebrato le ore dell'ispirazione, e parlammo di molte altre cose; i nostri cuori si confidavano come, accanto a noi, i ridenti alberi del giardino, dove i fiori piovevano a terra, sciolti dal soffio della primavera, ognuno a suo modo e anche i più poveri davano qualcosa. Melite disse alcune parole celestiali, senza artificio, senza premeditazione, con una pura, santa semplicità. Spesso, sentendola parlare, mi vennero alla mente i quadri di Dedalo, di cui Pausania disse che il loro aspetto, con tutta la loro semplicità, aveva qualcosa di divino.
    Io stetti a lungo muto, divorando la celestiale bellezza che, come i raggi della luce mattutina penetrava nel mio intimo e richiamava alla vita gli embrioni estinti del mio essere.
   Si parlò, infine, dei tanti prodigi dell'amicizia greca, dei Dioscuri, di Achille e Patroclo, della falange degli spartani, di tutti gli amanti e gli amanti che, indissolubilmente erano sorti e tramontati sul mondo come le eterne luci del cielo. ...
Friedrich Hölderlin






Amo questo amore. Fortuna ha permesso che lo provassi, anche in molti dei dettagli offerti da Hölderlin. Non è stato eterno, se non come e quanto eterno è il presente. E oggi, con tutte le variazioni possibili,  mi è caro avere ancora una volta la Fortuna amica ... ' cuori che si confidano come..." i ridenti alberi del giardino, dove i fiori piovono a terra, sciolti dal soffio della primavera, ognuno a suo modo e anche i più poveri danno qualcosa. "

Amo la "pura, santa semplicità" e il suo dolcelucente pulviscolo divino.
Melite è la visione della bellezza assoluta, e l'assoluto, sebbene intangibile, è bello da "fingersi nel pensiero" e rincorrere. Nel mito Melite è una Nereide. A che cosa pensava Friedrich quando ne scelse il nome per il suo Iperione? Melite, celestiale creatura, tuttavia non accolse l'amore di Iperione, quasi a dimostrare l'impossibile raggiungimento dell'assoluto.

Non morì "il padre della vita tutta, l'incomprensibile Amore", ma Hölderlin-Hyperion raggiunse una nuova consapevolezza:

     "Da allora in poi non potei pensare a nulla di ciò che pensavo prima, il mondo mi era diventato più sacro, ma più misterioso. Nuovi pensieri che scuotevano il mio intimo mi attraversavano, fiammeggianti, l'anima. Mi era impossibile fissarli, soffermai a pensare con calma.
     Lasciai la mia patria per trovare la verità al di là del mare.
     Come pulsavano nel mio cuore le grandi speranze della giovinezza!
     Non trovai nulla, come te. Te lo dico, mio Bellarmino! Anche tu, come me, non trovasti nulla.
     Noi siamo nulla; ciò che cerchiamo è tutto."

Dopo queste parole, l'ultima parte "Sul Citero" che si trova nel post precedente, in cui ho cominciato dalla fine, forse perché era l'inizio o l'inizio-fine come in una sfera.

Immagini: Georgia O' Keffe, Bella Donna, 1939 (http://www.okeeffemuseum.org/visit/permanent/index.html) - Egon SchieleFour trees, 1917 (http://www.ibiblio.org/wm/paint/auth/schiele/).
Testi: Friedrich Hölderlin, Frammento di Iperione, Genova, Il Melangolo, 1989, pag 27; pagg. 57-59.

Frammento di Iperione

domenica, 24 luglio 2005

Frammento di Iperione [1]
di Friedrich Hölderlin




Sul Citero

Ancora presagi senza trovare.
Interrogo le stelle ed esse tacciono; interrogo il giorno e la notte, ma non rispondono. Da me, quando m'interrogo, risuonano mistici detti, sogni senza perché.
Il mio cuore sovente sta bene in questo crepuscolo. Non so cosa mi accada quando la guardo, questa impenetrabile natura, ma sono lacrime sacre, beate, quello che piango dinanzi a Colei che amo ed è nascosta. Tutto il mio essere ammutolisce e si tende all'ascolto quando il lieve soffio misterioso della sera mi sfiora. Smarrito nel vasto azzurro, guardo sovente in alto nell'etere e in basso nel sacro mare ed è come se mi si schiudesse la porta dell' Invisibile e trapassassi con tutto ciò che mi circonda, finché un fremito nel cespuglio accanto mi sveglia dalla morte beata e mi richiama, riluttante, al punto da cui partii.
Il io cuore sta bene in questo crepuscolo. E' il nostro elemento, questo crepuscolo? Perché non posso trovarvi riposo?
Poc'anzi vidi un fanciullo che giaceva sulla via. Provvida, la madre che lo sorvegliava aveva disteso un telo sopra di lui affinché si addormentasse dolcemente all'ombra e il sole non l'abbagliasse. Ma il fanciullo non volle restare, così strappò via il telo e io vidi come cercava di guardare la luce benigna, vi provò e riprovò finché gli occhi hli dolsero e, piangente, volse lo sguardo a terra.
Povero fanciullo! pensai, agli altri non va meglio, e mi ero quasi proposto di desistere da questa temeraria curiosità. Ma non posso! non devo!
Deve pur rivelarsi il grande mistero che mi darà la vita, o la morte.

Friedrich Hölderlin




Con questo pezzo "Auf dem Cithaeron" si concludono le cinque lettere autobiografiche che formano il "Frammento di Iperione", edito da Schiller nell'autunno del 1794 sulla rivista Thalia. Cinque lettere all'amico Bellarmino in cui Hölderlin rievoca l'incontro con


Melite





Oh! a me - immerso in quel senso doloroso della mia solitudine, con quel cuore sconsolato e sanguinante - a me Ella apparve; incantevole e sacra come una sacerdotessa dell'amore, era lì dinanzi a me; eterea ed esile come intessuta di luce e profumo; sopra il sorriso pieno di pace e di bontà celestiale troneggiava, con la mestà di un dio, lo sguardo dei suoi grandi occhi splendenti e, come le nubi attorno alla luce del mattino, i riccioli d'oro le fluttuavano intorno alla fronte nella brezza primaverile.
Mio Bellarmino! Potessi fartelo sentire vivo ed intero l'ineffabile che allora accadde in me! - Dov'erano ora i dolori della mia vita, la sua notte e la sua povertà? Dove, tutta la mia misera natura mortale?
Certo, un tale attimo di liberazione è ciò che esiste di più alto e di più felice e la natura inesauribile lo contiene in sé. Esso compensa gli eoni della nostra vita di piante! La mia vita terrena era morta, il tempo non era più e, liberato dai suoi ceppi e risorto, il mio spirito sentiva la sua affinità e la sua origine. [...]
Melite! o Melite! essenza celeste!





 F. Hölderlin, Frammento di Iperione, traduzione it. di M. T. Bizzarri, a cura di C. Angelino, Il Melangolo, Genova 1989; 1-pag. 59; 2- pagg. 23-25.


Caspar David Friedrich, "Viandante sul mare di nebbia", 1818
J W Waterhouse, Windflowers,1903 - http://www.mezzo-mondo.com/arts/mm/waterhouse/index.html

Aurora Leigh

mercoledì, 20 luglio 2005

Aurora Leigh





Di scriver libri non si vedrà mai la fine,
Ed io, che molto scrissi in versi e prosa
Solo per altri, ora scriverò solo per me;
Scriverò la mia storia per il mio solo bene,
Come quando si dipinge il proprio ritratto
Per un amico che poi lo terrà in un cassetto
Per riguardarlo anche quando non ci amerà
Più, forse per confrontare com'egli era ed è.
E' l'incipit di "Aurora Leigh", romanzo in versi a cui Elizabeth Barrett Browning dedicò dieci anni di lavoro nella sua dimora fiorentina, rifugio e patri d'adozione, dopo la fuga d'amore con Robert Browning per sottrarsi al dominio del padre padrone.





E' il mio romanzo incantato, autobiografia di una donna poeta ma anche manifesto del diritto delle donne all'autodetreminazione, diamante letterario di figure umane e classi sociali e ispirazioni culturali. Come Elizabeth è la mia amica fuori del tempo e dello spazio, l'amica cui mi uniscono aspirazioni e sogni e amori, e l'amore per la poesia:


Oh, miei amati poeti! Mi sento con voi una
Cosa sola perché così vi amo, o perché è così
L'amore? Questo fragrante timo sotto i miei piedi
Mi condurrà veramente sul vostro sacro colle,
Alla vostra presenza, o semplicemente prova
Il frusciare delle vostre vesti profumate nei mei
Sogni? Quando, in gioia e pena, in me
Pensieri e aspirazioni restano muti come pause
Di flauti e di clarini, siete voi forse a risuonare?
E, se non lo faceste, suonerebbero ancora? Oppure
Questa mia musica è come per l'uomo la sua voce,
Il suo respiro, una cosa sola con quello della Vita?
Questo però è un dubbio per una stagione
Di nuvole.


Arthur Hughes, Aurora Leigh's Dismissal of Romney ('The Tryst'), 1860, oil on board, 39.4 x 31.0 cm, Tate Gallery, London.

Ritratto di Elizabeth Barrett Browning: http://www.npg.org.uk/live/search/portrait.asp?LinkID=mp00601&rNo=2&role=sit

Testi da: Elizabeth Barrett Browning, Aurora Leignh, Le Lettere, Firenze 2002; pag. 5; pag. 27

Il Sutra del Diamante

domenica, 17 luglio 2005

Il Sutra del Diamante




Tutti i fenomeni composti sono come un sogno,
un fantasma, una goccia di rugiada, la luce di un lampo.
Ecco come meditare sui fenomeni,
ecco come osservarli.
Gatha alla fine del Sutra del Diamante


Wooden book cover for the Diamond Stura, coated with gold leaf. Tibet, 16th century. Because gold can be hammered so thin, gold leaf makes possible gold-covered objects in a way that is unlike any other metal.



"Questo sutra dovrebbe essere chiamato 'Il Diamante che Recide l'Illusione', poiché ha la capacità di recidere tutte le illusioni e le contaminazioni mentali, sino a portarci sulla sponda della liberazione. ..." - rispose il Buddha.
"Solo al di là dell'essere e del non-essere, nel puro vuoto dell'assenza di concetti, è possibile percepire la vera natura delle cose e dire, con Subhuti, che il Buddha non ha nulla da insegnare." (da Il Diamante che recide l'Illusione di Thich Nhat Hanh).
*
In queste idee filosofiche sento risonanze estreme, al limite dell'indicibile e dell'irriconoscibile.  E ne sono attratta come da qualcosa di molto familiare. Nulla di magico, solo sensazioni.


Immagini:  1. Frontespizio del libro stampato più antico al mondo. Il libro contiene la traduzione del testo buddhista "Il Sutra del Diamante", composto probabilmente nel IV secolo d.C. e stampato in Cina nell'anno 868 d.C. . Oggi è conservato nel British Library. Fu ritrovato the nella provincia Nord-Ovest nel 1907, a Dunhuang Caves. qui. 2. Wooden book cover for the Diamond Stura, coated with gold leaf. Tibet, 16th century. Because gold can be hammered so thin, gold leaf makes possible gold-covered objects in a way that is unlike any other metal. Norton Simon Museum 

L'isola della poesia

venerdì, 15 luglio 2005

Isola di San Secondo
isola della poesia
L’ISOLA DEI SOGNI
Il sogno di un’isola
L’altro di te
Dove l’altro incontra distanti
Dove istanti sono altri
                                           FERNANDA PIVANO


Un nuovo sogno a Venezia
sull'isola di San Secondo, la prima della laguna, a Est, quando si percorre il Ponte della Libertà. Poeti d'Oriente d'Occidente con le loro liriche e le loro idee sul concetto di identità.







quella luce alla finestra

venerdì, 08 luglio 2005

quella luce alla finestra


Magritte_L'impero della luce_Guggenheim_Venezia


     'La luna si levò tardi e risplendeva sopra i rami. Nei nidi dormivano le cince, rannicchiate come lui. Nella notte, all'aperto, il silenzio del parco era attraversato da cento fruscii e rumori lontani, e dal trascorrere del vento. A tratti giungeva un remoto mugghio: il mare. Io dalla finestra tendevo l'orecchio a questo frastagliato respiro e cercavo di immaginarlo udito senza l'alveo familiare della casa alle spalle, da chi si trovava pochi metri più in là soltanto, ma tutto affidato ad esso, con solo la notte intorno s sé; unico oggetto a cui tenersi abbracciato un tronco d'albero dalla scorza ruvida, percorso da minute gallerie senza fine in cui dormivano le larve.
     Andai a letto, ma non volli spegnere la candela. Forse quella luce alla finestra dellla sua stanza poteva tenergli compagnia. Avevamo una camera in comune, con due lettini ancora da ragazzi. Io guardavo il suo, intatto, e il buio fuor della finestra in cui egli stava, e mi rivoltavo tra le lenzuola avvertendo forse per la prima volta la gioia dello stare spogliato, a piedi nudi, in un letto caldo e bianco, e come sentendo insieme il disagio di lui legato lassù nella coperta ruvida, le gambe allacciate nelle ghette, senza potersi girare, le ossa rotte. E' un sentimento che non m'ha più abbandonato da quella notte, la coscienza di che fortuna sia aver un letto, lenzuola pulite, materasso morbido! In questo sentimento i miei pensieri, per tante ore proiettati sulla persona che era oggetto di tutte le nostre ansie, vennero a richiudersi su di me e così m'addormentai.'


Me l'ha indicata mia figlia, dolce figlia, questa gemma calviniana, leggendomela ad alta voce, con grande emozione di entrambe.

Testo: Italo Calvino, Il barone rampante, 3. La notte in cima all'albero

Unità

sabato, 02 luglio 2005
 
 



Unità in lei

Corpo felice, acqua tra le mie mani,
volto amato dove contemplo il mondo,
dove graziosi uccelli si riflettono in fuga,
volando alla regione dove nulla si oblia.

La forma che ti veste, di diamante o rubino,
brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia,
cratere che mi attrae con l'intima sua musica,
con la chiamata indecifrabile dei denti.

Muoio perchè m'avvento, perchè voglio morire
o vivere nel fuoco, perchè quest'aria che spira
non mi appartiene, è l'alito rovente
che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

Lascia, lascia che guardi, infiammato d'amore,
mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.

Voglio amore o la morte, o morire del tutto,
voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente
che bagnando frenata estreme membra belle
sente così i mirabili confini dell'esistere.

Sulle tue labbra un bacio come una lenta spina
o un mare che volò mutato in specchio,
come il brillio d'un'ala,
è ancora mani, è ancora crepitio di capelli,
fruscio vendicatore della luce,
luce o spada mortale sul mio collo minaccia,
ma non potrà distruggere l'unità di questo mondo.

Vicente  Aleixandre



See Explanation.  Clicking on the picture will downloadthe highest resolution version available.

lunedì 28 novembre 2011

Raggi

lunedì, 27 giugno 2005

Raggi



Annus Mirabilis

lunedì, 20 giugno 2005

Annus Mirabilis


Einstein

 
Il 2005 è stato proclamato Anno Mondiale della Fisica dall'Assemblea Generale dell'ONU.
Sono passati cento anni da quel 1905 in cui Albert Einstein pubblicò sulla rivista Annalen der Physik i documenti scientifici che avrebbero influenzato tutta la fisica del secolo scorso e di questo XXI secolo.
Tre scoperte fondamentali: la formulazione della relatività ristretta, l'interpretazione dell'effetto fotoelettrico e la descrizione del moto browniano.
Evidence for a Spinning Black Hole.
Evidence for a Spinning Black Hole. (Image by A. Hobart, Chandra X-Ray Observatory, as presented on NASA's Astronomy Picture of the Day Web site.)
Immagine iniziale: Astronomers from MIT and the Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics have seen evidence of hot iron gas riding a ripple in spacetime around a black hole. This spacetime wave, if confirmed, would represent a new phenomenon that goes beyond Einstein's general relativity.   ...
... e, perché no?
Einstein & Buddha

The Parallel Sayingsby Jill Di Donato
Since the days of Copernicus and Galileo, science and spirituality have long been valued as incompatible. But a modern understanding of quantum physics and Eastern spirituality reveals common ground between the two. Thomas McFarlane, mathematician, physicist, and theologian, juxtaposes teachings of Western science and Eastern spirituality in Einstein and Buddha, a new book of parallel sayings.
Just as the 18th century defined itself as the Age of Enlightenment and Reason, the 21st century too struggles to find its own philosophical voice. Some might call it a Zeitgeist, a mantra, words to live by. “Einstein and Buddha is an inspired effort to meet the 21st-century challenge of developing a synthetic world view. McFarlane juxtaposes quotations from Eastern contemplatives and Western scientists with insight, clarity, and intellectual integrity,” says philosopher and UNLV professor Dr. Ron Leonard.
“Worldly conceptions of ordinary objects and everyday experience suddenly broke down when physicists began to explore the nature of the atom,” explains MsFarlane. “In Einstein’s world of relativity, the word ‘simultaneous’ has no meaning. Time has no absolute standard…Eastern mystics would hardly be surprised. Their explorations beyond ordinary experience have long revealed that human ideas of the world are merely imperfect tools for viewing subtle phenomena.”
In modern physics, the more scientists learn about reality, the more apparent it becomes that reality transcends theory, reason, and observation. Eastern mystics too attest that ultimate knowledge of reality eludes the thinking mind and its philosophical systems. The Buddha spoke of his teachings as a raft his disciples could use to cross a river, and once the river was crossed, the raft was to be left behind. So begins the search for parallel sayings.
In Einstein and Buddha, you’ll find quotations under such headings as “Paradox and Contradiction,” “Subject and Object,” “Manifestation and Causality,” and “Wholeness and Interdependence.” The section on “Unity and Plurality” encapsulates the theme of the book with profound beauty. In it, McFarlane writes how Newton’s law of gravitation “unified in one equation the motion of planets and the behavior of objects falling on earth.” So it seems as our understanding of physics deepens, its laws become more universal. “The holy grail of 21st century physics is to unify the laws governing all known forces of nature within a single ‘theory of everything,’” McFarlane explains. Similarly, the mystic’s “holy grail” is to find the unity behind all things. “The goal, however,” McFarlane writes, “is not a theory but transcendence of all things. The mystic’s unity embraces not only all phenomena of the world, but his or her own self as well. Like the physicist, the mystic seeks to discover the invariant within all variation, the One at the root of the Many.”
From Max Plank, the physicist who revolutionized thermodynamics, to Shankara, one of the most influential mystics of ancient Hinduism, McFarlane’s collection includes quotations that challenge us to unite knowledge with belief. This book perhaps is a signal that we’ve moved beyond thinking about things we can’t discover under a microscope as “alternative,” but rather as complementary to the wisdom we already have and seek to attain.

Parallel Sayings from Einstein and Buddha:
“The plurality that we perceive is only an appearance; it is not real.” – ERWIN SCHRÖDINGER
“Whatever you see as duality is unreal.” – SKANKARA

“A human being…experiences himself, his thoughts and feelings as some- thing separated from the rest—a kind of optical illusion of his conscious- ness. This delusion is a kind of prison for us, restricting us to our personal desires and to affection for a few persons nearest to us. Our task must be to free ourselves from this prison by widening our circle of understanding and compassion to embrace all living creatures and the whole of nature in its beauty.” – ALBERT EINSTEIN
“True happiness comes not from a limited concern for one’s own well- being, or that of those one feels close to, but from developing love and compassion for all sentient beings.” – THE DALAI LAMA

“Truth is what stands the rest of experience.” – ALBERT EINSTEIN
“The real meaning of the Dharma…must be directly experienced.” – SIDDHA NAGARJUNA

“This world faces us with the impossibility of knowing it directly…It is a world whose nature cannot be comprehended by our human powers of mental conception.” – MAX PLANK
“Brahman is…outside the range of any mental conception.” – SHANKARA

“The high destiny of the individual is to serve rather than to rule.” – ALBERT EINSTEIN
“By merely doing actions in my service Thou shalt attain perfection.” – THE BHAGAVAD GITA

“In quantum theory, we are beyond the reach of pictorial visualization.” – NEIL BOHR
“Self-realization is an exalted state of inner attainment which transcends all…illustrations." – BUDDHA
Fonte: http://www.nyspirit.com/issue114/article8.html