Visualizzazione post con etichetta Percy Bysshe Shelley. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Percy Bysshe Shelley. Mostra tutti i post

domenica 11 dicembre 2011

Del Sublime

lunedì, 17 novembre 2008

Del Sublime [6]
di Percy Bysshe Shelley e Mary Godwin Shelley
Il Monte Bianco
I
L'eterno universo delle cose
Fluisce per la mente, e rovescia le sue rapide onde,
oscuro ora, ora lucente, e ora riflettendo il buio,
ora imprestando il suo spendore, dove
da sorgenti segrete
la fonte del pensiero umano il suo tributo porta
d'acque, con suono solo mezzo suo, come il fragore
che spesso un flebile ruscello assume
nei boschi impervi, fra le montagne solitarie,
dove cascate attorno eternamente scrosciano,
e i venti e gli alberi contendono, e un vasto fiume
sulle sue rocce incessantemente precipita e infuria.

II

E così tu, Gola dell'Arve, oscura, profonda Gola,
variopinta, vociferante valle,
sopra i cui pini, e le caverne e balze salpano
veloci ombre di nuvole e raggi di sole: scena terribile,
dove il Potere in sembianza dell'Arve discende
dalle voragini di ghiaccio
di cui è recinto il suo segreto trono, dirompendo
fra questi monti oscuri simile alla fiamma
del lampo che attraversa la tempesta;
tu giaci, o valle! E attorno a te s'abbarbica
la gigantesca prole dei tuoi pini,
figli ancestrali, a cui devotamente
gli scatenati venti tornano da sempre
per bere i loro aromi, e ascoltare
la loro onda possente, un'antica e solenne armonia;
i tuoi terrestri arcobaleni tesi sulla curva dell'eterea cascata, il cui velo riveste
un qualche non scolpito volto; il sonno strano,
quando le voci del deserto tacciono,
che tutto ammanta nella propria profonda eternità;
le tue caverne che ripetono l'eco del tumultuoso Arve,
un solitario alto fragore, che nessuno altro suono può domare;
tu sei pervasa da quel moto assiduo,
tu sei il sentiero di quel fragore incessante
vertiginosa Gola! E contemplandoti
mi sembra come se, in sublime e strana ipnosi,
io meditassi sulla mia stessa disgiunta fantasia,
sulla mia mente umana, che passiva
ora rende e riceve rapidi influssi, mantenendo
uno scambio continuo
col limpido universo delle cose intorno;
una legione di selvatici pensieri, le cui errabonde ali
fluttuano sopra le tue tenebre, o riposano
dove non siete, tu né quelle, ospiti inattesi,
nella silente grotta della strega Poesia,
cercando fra le ombre che trascorrono,
spettri di tutte le cose che sono, un riflesso di te,
un tuo fantasma, una tua fioca immagine; finché quel seno
da cui fuggirono li richiama, e allora tu sei là!
III
Si dice che bagliori di un mondo più remoto
Visitano l'anima nel sonno, che la morte è un torpore,
e che le sue forme sono più numerose
di tutti i pensieri affaccendati di coloro
che sono svegli e vivono. Guardo in alto;
forse un'ignota onnipotenza ha sollevato
il velo della vita e della morte? o dormo
e sto sognando, e il più possente mondo
del sonno spiega attorno, lontano e inaccessibilmente
i suoi cerchi? Perché lo stesso spirito si perde, trascinato
di picco in picco, simile a una nuvola
spaesata che svanisce fra le invisibili folate!
Lontano, in alto, trafiggendo il cielo infinito,
il Monte Bianco appare, calmo, innevato e nitido,
i monti suoi vassalli ammassano attorno
le loro forme non terrene, ghiaccio e roccia;
larghe vallate in mezzo
di fiumi assiderati, profondità insondabili,
azzurre come il cielo sovrastante, che si aprono
e scendono tortuose fra i dirupi accumulati;
un deserto abitato soltanto da tempeste,
se non quando l'aquila vi porta le ossa di qualche cacciatore,
e il lupo segue la sua traccia: in che congerie orrenda
sono ammassate le sue forme! Ruvide e nude e alte,
spettrali, deturpate e infrante. E qui la scena
dove l'antico demone del Terremoto insegnava ai suoi piccoli
la distruzione? Erano questi i loro giochi? o un mare
di fuoco avviluppava un tempo queste silenti nevi?
Nessuno può rispondere, tutto sembra eterno ora.
Questo deserto ha una sua lingua misteriosa
Che insegna un dubbio terribile, o una fede così dolce,
così solenne e serena, che solo grazie a essa
l'uomo può essere riconciliato alla natura;
superbo Monte, la tua voce può abrogare
vaste leggi di frode e di dolore; non tutti la comprendono,
ma i saggi e i grandi e i buoni
l'interpretano, o la fan sentire, o la sentono profondamente.

IV
I campi, i laghi, le foreste e le correnti,
l'oceano, e tutte le viventi cose che dimorano
nella dedalea terra; lampo e pioggia,
il terremoto, e l'infuocata piena, e l'uragano,
il torpore dell'anno in cui deboli sogni fanno visita
alle nascoste gemme, o un sonno senza sogni
incombe su ogni futura foglia e fiore; il balzo
con cui si slanciano da quell'odiata stasi;
l'opere e i modi umani, la oro morte e nascita,
quelle dell'uomo e d'ogni cosa che può essere sua;
tutte le cose che si muovono e respirano, con faticosa voce,
nascono e muoiono; s'evolvono, decrescono e s'espandono.
Il Potere dimora in disparte nella sua calma
Remoto, sereno, e inaccessibile:
e questo, il nudo aspetto della terra,
su cui fisso lo sguardo, questi premevi monti anch' essi educano
la mente attenta. I ghiacciai strisciano,
come serpenti che osservano la loro preda,
dalle loro lontane sorgenti, e lentamente avanzano;
il Gelo e il Sole, a scherno del potere dei mortali,
v'hanno ammucchiato molti precipizi;
duomo, piramidi, e pinnacoli,
una città di morte, adorna di torrioni
e mura inespugnabili di ghiaccio abbacinante.
No, non una città, ma una fiumana di rovine
È lassù, che dalle sponde del cielo
rovescia il suo torrente eterno; vasti pini sono sparsi
sul suo sentiero destinato, o stanno nel terreno maciullato
squassati e senza rami: i massi, trascinati
da quelle scabre altezze, hanno travolto
i limiti del mondo morto o del mondo che vive,
mai più ristabilibili. L'ambiente
d'insetti, bestie, e uccelli, diventa il suo bottino;
il loro cibo e i loro nidi per sempre cancellati,
e tanta gioia e vita è perduta. La razza
dell'uomo fugge nel terrore; le sue opere e le abitazioni
svaniscono, come al vento della tempesta il fumo,
e il loro luogo è sconosciuto. Sotto, vaste caverne lucono
nell'inquieto bagliore dei rapidi torrenti,
che tumultuosi traboccando da quei segreti abissi
s'incontran nella valle, e un unico maestoso Fiume,
respiro e sangue di lontane terre, sempre
rovescia le sue acque fragorose nell'onde dell'oceano,
e esala i suoi svelti vapori nell'aria volteggiante.

V
Il Monte Bianco ancora splende in alto; il potere è lassù,
l'immoto e solenne potere di molti aspetti
e molti suoni, e tanta vita e morte.
Nel calmo buio delle notti senza luna,
nel solitario fulgore del giorno, le nevi scendono
sulla Montagna; e là nessuna le contempla,
né quando i fiocchi ardono nel sole che sprofonda,
né quando i raggi delle stelle sfrecciano
attraverso di loro: i venti lottano
là silenziosamente, e ammucchiano la neve con un soffio
rapido e forte, ma in silenzio! Il muto lampo
abita in queste solitudini
innocuamente, e simile a un vapore cova
sopra le nevi. La segreta forza delle cose
che governa il pensiero, e per la cupola infinita
del cielo è come una legge, abita in te!
E che saresti tu, e la terra, le stelle e il mare,
se per l'immaginare della mente umana
silenzio e solitudine fossero il vuoto?
I miei pensieri sorgono e si dileguano nella solitudine,
il verso che vorrebbe rivestirli
si scioglie via come la luce della luna
nel raggio del mattino che si stende:
come eran belli, come stavano decisi,
screziando il cielo stellato come un tessuto di perle!

Versi scritti nella Valle di Chamonix da Shelley in collaborazione con Mary Godwin Shelley
1.  Percy Bysshe Shelley, Opere. 2. Testo originale: Percy Bysshe Shelley, The Complete Poetical Works , qui .

venerdì 9 dicembre 2011

INNO ALLA BELLEZZA INTELLETTUALE

domenica, 02 settembre 2007

di Percy Bysshe Shelley

INNO ALLA BELLEZZA INTELLETTUALE



Caspar Davd Friedrich_Sera con nuvole_1824


I

La terribile ombra d'un invisibile Potere fluttua
   in mezzo a noi, benché non vista - e visita
   questo svariato mondo con incostante ala,
come le brezze dell'estate che strisciano di fiore in fiore.
Come raggi di luna che dietro una montagna fitta di pini scrosciano,   5
       visita con sguardo incostante
       il cuore e il volto di ogni uomo;
come colori e armonie la sera,
       come nuvole disperse nel chiarore delle stelle,
       come il ricordo d'una musica fuggita,                                         10
       come qualcosa che per sua grazia possa
essere cara, e tuttavia più cara per il suo mistero.
II
Spirito di BELLEZZA, che consacri
   coi tuoi colori ogni pensiero e ogni forma
   umana su cui splendi - dove te ne sei andato?                                 15
perché trascorri e lasci il nostro stato,
questa oscura e vasta valle di lacrime, deserta e desolata?
       Chiedi perché per sempre il sole
       non tessa arcobaleni sul torrente,
       perché quello che appare, scolori e si dissolva, -                         20
       perché paura e sogno e morte e nascita
       sulla giornata della terra gettino
       un'ombra tale, - e all'uomo venga dato
tanto d'amore e d'odio, e di sconforto e di speranza?
III
Da mondi più sublimi nessuna voce ha mai                                         25
   dato ai poeti o ai saggi la risposta -
   perciò i nomi di Dio, dei demoni e del Cielo,
non sono che tracce del loro vano sforzo, incanti fragili,
che recitati non aiutano a staccare
       da tutto quello che sentiamo e vediamo                                       30
       il dubbio, il caso e la mutevolezza.
Soltanto la tua luce - come una nebbia sopra i monti,      
       o musica che il vento della notte
       manda attraverso uno strumento immoto,
       o il chiaro della luna sulle acque,                                                 35
dà grazia e verità al sogno inquieto della vita.
IV
Speranza, Amore, e Orgoglio, passano come nuvole e ritornano,
   per qualche incerto attimo concessi.
   L'uomo sarebbe immortale, e onnipotente,
se tu, ignota e terribile, fissassi                                                            40
col tuo glorioso seguito dimora nel suo cuore.
       Tu messaggero degli affetti
       che crescono e declinano negli occhi degli amanti -
tu - che alimenti il pensiero umano,
       come l'oscurità una fiamma morente!                                           45
       non ti partire come la tua ombra venne,
       non ti partire - o la tomba sarà
come la vita e la paura, un'oscura realtà.
V
Fanciullo ancora, andavo in cerca di spettri e attraversavo
   fugace stanze vigili, rovine e anfratti,                                                50
   e boschi al chiarore delle stelle, con timorosi passi perseguendo
speranze d'alto conversar coi morti.
E invocavo i nomi velenosi che nutrono la nostra giovinezza;
       non fui ascoltato - non li vidi - quando,
       mentre ero assorto sul destino                                                     55
del vivere, nel dolce tempo in cui i venti corteggiano       
       tutte le cose vive che si destano per recare
       nuove gemme e fiori, - all'improvviso,
       la tua ombra cadde sopra di me;
io detti un grido, e giunsi le mani in rapimento!                                    60
VI
Allora feci il voto di consacrare le mie forze
   a te e a ciò che t'appartiene - non l'ho mantenuto?
   Con cuore palpitante e occhi in lacrime, adesso
dai loro taciti sepolcri invoco
i fantasmi di mille ore, che in pergolati chiari di visioni,                          65
       d'ardente studio o dilettoso amore,
       hanno vegliato con me l'invida notte -
e sanno che mai gioia illuminò questa mia fronte
       non giunta alla speranza che tu avresti liberato il mondo
       dalla sua oscura schiavitù                                                             70
       che tu - terribile SPLENDORE,
avresti dato ciò che la parola non può esprimere.
VII
 Il giorno diventa più solenne e più sereno,
   trascorso il meriggio - c'è un'armonia
   in autunno, e una luce nel suo cielo,                   75
che nell'estate non si sente e non si vede,
come se non potesse esserci, come se non ci fosse stata!
       Così il tuo potere, che come la verità
       della natura sulla mia inerte giovinezza
discese, alla mia vita d'ora innanzi doni                   80
       la sua calma - a uno che ti adora,
       e venera le forme in cui sei infuso,
       e che i tuoi incanti, SPIRITO bello, spinsero
a temere se stesso, e amare tutti gli uomini.

 
 Caspar David Friedrich_Monaco di fronte al mare_1808-1809



"AWFUL", terribile, ha certamente il senso arcaico di ciò che ispira una meraviglia o un timore reverenziale. 


Percy Bysshe Shelley, Opere, pagg. 53-57 - QUI . - Testo originale :QUI. - Immagini: Caspar David Friedrich. (dal WEB). 


OZYMANDIAS

sabato, 01 settembre 2007

di Percy Bysshe Shelley

OZYMANDIAS


Caspar David Friedrich_Rovine di Eldena_1825_Berlin_Alte Nationalgalerie



Incontrai un viaggiatore di ritorno da una terra antica,
che disse: "Due immense gambe di pietra, senza tronco,
s'ergono nel deserto...Vicino sulla sabbia,
e il labbro corrucciato, e il sogghignodi gelido comando,
dicono che il suo scultore lesse accuratamente le passioni
che ora, impresse su quelle cose inerti, sopravvivono
alla mano che le imitò, e al cuore che le alimentava;
e sul piedestallo, queste parole appaiono:
"Il mio nome è Ozymandias, Re dei Re,
guardate le mie Opere, o voi Potenti, e disperatevi!"
Nient'altro resta. Il colossale Rudere
si disfa, e attorno sconfinate spoglie
le solitarie e uniformi sabbie si stendono lontano".

 

OZYMANDIAS.

[Published by Hunt in “The Examiner”, January, 1818]

I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert...Near them, on the sand,
Half sunk, a shattered visage lies, whose frown,
And wrinkled lip, and sneer of cold command, 5
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamped on these lifeless things,
The hand that mocked them, and the heart that fed:
And on the pedestal these words appear:
‘My name is Ozymandias, king of kings: 10
Look on my works, ye Mighty, and despair!’
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare
The lone and level sands stretch far away.
*

Percy Bysshe Shelley, Opere, pag 71 QUI  .Testo originale:Percy Bysshe Shelley, The Complete Poetical Works 

LA MUTEVOLEZZA

venerdì, 31 agosto 2007

di Percy Bysshe Shelley

LA MUTEVOLEZZA



Caspar David Friedrich_Passaggio_di_nuvole_c. 1820_Kunsthalle, Hamburg



Noi siamo come nuvole che velano la luna a mezzanotte;
    così irrequiete sfrecciano, e sfavillano, e fremono, striando
l'oscurità radiosamente! - eppure subito
    la notte si richiude attorno, e le cancella:
o come lire dimenticate, le cui dissonanti corde
    rendono a ogni vario soffio del vento una risposta varia,
alla cui fragile struttura nessuna nuova vibrazione apporta
    un tono o una modulazione pari all'ultimo.
Noi riposiamo - e un sogno ha la potenza di avvelenarci il sonno.
    Ci alziamo - e un pensiero errante può inquinare il giorno,
Sentiamo, concepiamo o ragioniamo, ridiamo o piangiamo,
    ci disperiamo, o gettiamo via ogni affanno:
è tutto uguale! - Sia una gioia o un dolore,
    la via della sua dipartita è sempre aperta:
l'ieri dell'uomo non può mai essere simile al domani;
    niente al mondo può durare, eccetto la Mutevolezza.


MUTABILITY

[Published with “Alastor”, 1816.]


We are as clouds that veil the midnight moon;
How restlessly they speed, and gleam, and quiver,
Streaking the darkness radiantly!—yet soon
Night closes round, and they are lost for ever:
Or like forgotten lyres, whose dissonant strings 5
Give various response to each varying blast,
To whose frail frame no second motion brings
One mood or modulation like the last.
We rest.—A dream has power to poison sleep;
We rise.—One wandering thought pollutes the day; 10
We feel, conceive or reason, laugh or weep;
Embrace fond woe, or cast our cares away:
It is the same!—For, be it joy or sorrow,
The path of its departure still is free:
Man’s yesterday may ne’er be like his morrow; 15
Nought may endure but Mutability.



E' il dominio della Mutevolezza che unica sembra partecipare dell'eternità. Sarà poi la Nuvola, "la figlia della Terra e dell'Acqua, la pupilla del Cielo", l'essere che "si trasforma ma non può morire". E nella Sensitiva dirà che "per l'amore, e la bellezza, e la gioia,
non c'è morte né cambiamento".


Percy Bysshe Shelley, Opere, EinaudiCollana: Biblioteca della Pleiaden. 16 - Pagine CXX-1856 - Formato 10x17,5 - Anno 1995 - EAN13 9788844600273 - Argomenti: Letteratura inglese, Poesia, Classici inglesi. Questo è il libro da cui traggo le traduzioni delle poesie di Shelley. Esaurito. QUI . 

Link: Percy Bysshe Shelley, The Complete Poetical Works - Immagine: Caspar David Friedrich,  Drifting Clouds_c. 1820_Kunsthalle, Hamburg

"La Luna Stanca"

sabato, 04 agosto 2007
 

"La Luna Stanca"



Edward Robert Hughes_The Weary Moon



"The Weary Moon". Per Edward Robert Hughes, pittore Pre-Raffaellita, il visionario incanto lunare si manifesta in questo corpo di donna, dea della notte tra riposo e sogno. Potevo non trovare nel mio Shelley un frammento almeno dedicato alla stanchezza della Luna?


ALLA LUNA
Sei pallida per la stanchezza
d'arrampicarti in cielo e guardare sulla terra,
   e andar vagando sola
fra le stelle che hanno diversa nascita, -
sempre cambiando, come un occhio senza gioia
che non trova oggetto degno della sua costanza?
   Sorella eletta dello Spirito,
che ti contempla finché in te compiange [...]


TO THE MOON
  Art thou pale weariness
Of climbing heaven and gazing on the earth,
   Wandering companionless
Among the stars that have a different birth, -
And ever changing, like a joyless eye
That finds no object worth its constancy?
   Thou chosen sister of Spirit,
That gazes on thee in pities [...]  

Percy Bysshe Shelley
*
da Shelley, Opere, Einaudi - Gallimard, pagg. 726-727

IL VINO DELLE FATE

lunedì, 23 luglio 2007


di Percy Bysshe Shelley

IL VINO DELLE FATE


Sono ubriaco del vino di miele
dell'eglantina, dischiusa dalla luna,
che le fate raccolgono in coppe di giacinto.
I pipistrelli, il ghiro e le talpe
dormono dentro i muri o sotto le zolle erbose
del cortile deserto del castello;
e quando a estate quel vino è versato sulla terra
   o i suoi vapori salgono tra la rugiada,
i loro lieti sogni sono pieni di allegria,
   e, addormentati, essi farfugliano di gioia - ché son poche
   le fate che recano ancora quelle coppe fresche!



 Wine of the Fairies
Fragment
I am drunk with the honey wine
Of the moon-unfolded eglantine,
Which fairies catch in hyacinth bowls.
The bats, the dormice, and the moles
Sleep in the walls or under the sward
Of the desolate castle yard;
And when 'tis spilt on the summer earth
   Or its fumes arise among the dew,
Their jocund dreams are full of mirth,
   They gibber their joy in sleep; for few
   Of the fairies bear those bowls so new!



Mi riporta agli umori visionari dell'estrema giovinezza questo Shelley "ubriaco del vino di miele dell'eglantina", quando capitava spesso di abbandonarsi a sogni bucolici, al tempo in cui si leggevano a scuola gli idilli di Mosco e di Teocrito. 


da Shelley, Opere, Einaudi - Gallimard, pagg. 148-149

LA NUVOLA

martedì, 19 giugno 2007

LA NUVOLA
di Percy Bysshe Shelley






Io porto freschi scrosci per i fiori assetati,
   dai mari e le correnti,
porgo ombra lieve alle foglie adagiate
   nei loro sogni meridiani.
Dalle mie ali goccia la rugiada che ridesta                5
   ogni dolce bocciolo,
quando è cullato sul grembo di sua madre,
   che danza intorno al Sole.
Roteo un flagello di sferzante grandine
   e imbianco i verdi prati,                                      10
e poi di nuovo la dissolvo in pioggia,
   e rido, tuono e passo.
Vaglio la neve sopra i monti in basso,
   e i grandi pini gemono spauriti:
e tutta notte è il mio bianco guanciale,                     15
   mentre io dormo in braccio alla bufera.
Sublime sulle torri dei miei aerei pergolati,
   lampeggiando il mio pilota siede;
in una grotta sotto è incatenato il tuono,
   urla e spasmodico si torce;                                   20
sopra la Terra e il Mare, dolcemente,
   questo pilota mi conduce,
attratto dall'amore dei genii che si muovono
   nelle profondità del mare viola;
sopra i torrenti, sulle rupi e i colli,                             25
   sopra i laghi e le pianure,
dovunque sogni, sotto una montagna o un fiume,
   lo Spirito che egli ama indugia;
e mentre io mi crogiolo nel sorriso del Cielo,
   egli si dissolve in pioggia.                                       30
L'Aurora rosso sangue, coi suoi occhi di meteora,
   e le sue penne ardenti dispiegate,
balza in groppa al mio nembo veleggiante,
   quando la stella del mattino splende morta;
come sul dente di una rupe montagnosa,                    35
   che un terremoto fa oscillare,
un'aquila posata può un attimo fermarsi nella luce
   delle sue ali d'oro.
Quando il Tramonto esala, dal Mare sotto illuminato,
   i suoi ardori di riposo e amore,                                40
e il vermiglio manto della sera cade
   dalla profondità del Cielo,
con le ali chiuse, sul mio aereo nido, immobile
   come una colomba che cova.
Quella sferica vergine, di bianco fuoco carica,             45
   che Luna chiamano i mortali,
scivola scintillando sul mio lanoso piano,
   dalle brezze di mezzanotte sparso;
e ovunque il battito dei suoi piedi invisibili,
   che solo gli angeli odono,                                         50
abbia strappato il fine tetto della mia tenda, stelle
   le spuntan dietro, e occhieggiano;
e io rido nel vederle sfrecciare e vorticare,
   come uno sciame di api d'oro,
quando allargo lo strappo della mia tenda di vento,       55
   finché i calmi fiumi, i laghi e i mari,
come lembi di cielo caduti dall'alto attraverso di me,
   sono coperti dalla luna e dalle stelle.

Io stringo il trono del Sole in una cinta ardente
   e quello della Luna in un laccio di perle;                     60
i vulcani s'oscurano, e le stelle ruotano e nuotano
   quando i turbini il mio stendardo spiegano.
Da un promontorio all'altro, come l'arco di un ponte
   su un mare turbolento, non lasciando
che i raggi del sole mi attraversino, resto sospesa come un tetto -  65
   che i monti siano i suoi pilastri!
E l'arco di trionfo, sotto il quale io marcio
   con uragano, fuoco e neve,
quando i Poteri dell'Aria sono incatenati al mio seggio,
   è l'Arco di milioni di colori;                                           70
in alto la sfera di fuoco tesseva le sue molli tinte
   mentre l'umida Terra di sotto rideva.

Io sono la figlia della Terra e dell'Acqua,
   la pupilla del Cielo;
passo attraverso i pori del mare e delle rive; mi trasformo, 75
   ma non posso morire -
giacché dopo la pioggia, quando senza una macchia
   il padiglione del Cielo è nudo,
e i venti e il sole, coi suoi raggi dai convessi bagliori,
   fanno l'azzurra cupola dell'Aria -                                     80
io silenziosamente rido del mio cenotafio,
   e dalle grotte della pioggia,
come un bimbo dal grembo, come uno spettro dalla tomba,
   risorgo, e lo ridisfo ancora.

Si dispiega nelle figure del divenire e nelle immagini della mente questo monologo della nuvola, che racconta i cicli della natura e il continuo farsi e disfarsi della vita.


da Shelley,
Opere, Einaudi Gallimard, pagg. 625-629

mercoledì 7 dicembre 2011

The Sensitive Plant

venerdì, 02 marzo 2007
 
 
Percy Bysshe Shelley
The Sensitive Plant



 

PART 1.

A Sensitive Plant in a garden grew,
And the young winds fed it with silver dew,
And it opened its fan-like leaves to the light.
And closed them beneath the kisses of Night.
And the Spring arose on the garden fair, 5
Like the Spirit of Love felt everywhere;
And each flower and herb on Earth’s dark breast
Rose from the dreams of its wintry rest.
.....
Conclusion
Whether the Sensitive Plant, or that
Which within its boughs like a Spirit sat,    115
Ere its outward form had known decay,
Now felt this change, I cannot say.
Whether that Lady’s gentle mind,
No longer with the form combined
Which scattered love, as stars do light,      120
Found sadness, where it left delight,
I dare not guess; but in this life
Of error, ignorance, and strife,
Where nothing is, but all things seem,
And we the shadows of the dream,              125
It is a modest creed, and yet
Pleasant if one considers it,
To own that death itself must be,
Like all the rest, a mockery.
That garden sweet, that lady fair,                130
And all sweet shapes and odours there,
In truth have never passed away:
’Tis we, ’tis ours, are changed; not they.
For love, and beauty, and delight,
There is no death nor change: their might  135
Exceeds our organs, which endure
No light, being themselves obscure.
Questa è la mia traduzione:
Una Sensitiva cresceva in un giardino,
E i giovani venti la nutrivano con rugiada d'argento,
E apriva alla luce le sue foglie come ventagli,
E li chiudeva sotto i baci della Notte. 

E la Primavera comparve nel bel giardino,                                          5
Come lo Spirito d'Amore sentito in ogni luogo
E ogni fiore ed erba sull'oscuro seno della Terra
Si levò dai sogni del suo riposo invernale

.....
Se questa Sensitiva, o ciò
Che stava dentro i suoi rami come uno Spirito,
Prima che la sua forma esteriore conoscesse il decadimento,            115
Abbia ora sentito questo cambiamento, non saprei dirlo.
Se l'animo gentile di quella Signora,
Non più unito con la forma
Da cui scaturiva amore, come luce dalle stelle,                                 120
Abbia trovato tristezza, dove c'era gioia,

Io non oserei indovinarlo; ma in questa vita
Di errore, ignoranza, e lotta,
Dove nulla è, ma ogni cosa appare,
E noi siamo le ombre del sogno,                                                      125
E' una semplice credenza, e tuttavia
Gradita se uno la consideri,
Riconoscere che la morte stessa debba essere,
Come tutto il resto, una beffa.
Quel soave giardino, quella bella signora,                                          130
E tutte quelle dolci forme e quei profumi,
In verità  non sono mai passati:
Siamo noi, sono le nostre cose, che sono cambiate; non loro.
Per l'amore, e la bellezza, e la gioia,
non c'è morte né cambiamento: la loro forza                                   135
eccede i nostri sensi, che non sostengono
La luce, essendo essi stessi oscuri.
*
Si distende nella conclusione del poemetto la visione poetica di Shelley, la visione del perenne divenire del mondo che appare nell'immutabile principio universale.

lunedì 28 novembre 2011

Bellezza e Malinconia

venerdì, 01 aprile 2005

Bellezza e Malinconia

.
Caspar David Friedrich_Frau in der Morgensonne_1818_Essen_Museum Folkwang


Vista così di spalle, di fronte alla bellezza del mondo, questa donna di Caspar David Friedrich può essere qualsiasi donna, eppure nella sua estatica immobilità sento il mio desiderio di luce e di poesia, lo stupore e la malinconia di fronte al bello.


"Spirito di Bellezza, che consacri
Coi tuoi colori ogni pensiero e ogni forma
umana su cui splendi, dove te ne sei andato?
perché trascorri e lasci il nostro stato,
questa oscura e vasta valle di lacrime, deserta e desolata?
Chiedi perché per sempre il sole
non genera più arcobaleni sul torrente,
perché quello che appare, scolora e poi si dissolve,
perché paura e sogno e morte e nascita
sulla giornata della terra gettino
un'ombra tale, e all'uomo venga dato
tanto d'amore e di odio, e di sconforto e di speranza?"
.
Inno alla bellezza intellettuale, II, di Percy Bysshe Shelley