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domenica 4 dicembre 2011

Ἡράκλειτος Heràkleitos Eraclito

venerdì, 09 giugno 2006

 ράκλειτος Heràkleitos Eraclito



ΠΕΡΙ ΦΥΣΕΩΣ 
DELL' ORIGINE


    κόσμον τόνδε [τòν αυτòν απάντων] ούτε τις θεων ούτε ανθρώπων εποίησεν, αλλ`ην αει και έστιν και έσται, πυρ αείζωον, απτόμενον μέτρα και αποσβεννύμενον μέτρα.|
questo cosmo non lo fece né alcuno degli dèi né alcuno degli uomini, ma fu sempre, ed è, e sarà, Fuoco di eterna vita, che con misura si accende e con misura si spegne. (fr. 37)


   ουκ εμου~ (!), αλλα του λόγου ακούσαντας ομολογειν σοφόν εστιν εν πάντα ειναι
per chi ascolta non me, ma il logos, è saggio dire con esso sapienza è intuire che tutte le cose sono Uno, e l' Uno è tutte le cose (fr. 6)



    τα δε πάντα οιακίζει κεραυνός  
ma tutto governa la folgore (fr. 9)



   τò αντίζου συμφέρον και εκ των διαφερόντων καλλίστην αρμονίαν [και πάν|τα κατ'έριν γίνεσθαι]
ciò che si oppone converge, e dai discordanti bellissima armonia (fr. 11)





Eraclito di Efeso detto l'Oscuro (Αινικτίν "Ainiktin"), VI - V secolo a. C. Il "mio" Eraclito illustrato.

Un gioco, infantile e serio, di intreccio di  mille fili tra passato e presente, tra Occidente e Oriente, tra Grecia antica, India e Persia.

Ho scelto tre frammenti che richiamano con immediatezza l'idea indiana del brahman e quella persiana del fuoco, principio unico della creazione, e l'attimo taoista dell'illuminazione. Chiedo perdono per la banalizzazione di profondissimi misteri dello spirito umano.

(Prevale il desiderio di scrivere in greco sull'acribia ortografica. Non riesco a usare la tastiera greca nella sua completezza: mancano gli spiriti e gli accenti gravi e circonflessi. Prima o poi, imparerò e correggerò.)

da: Eraclito, I frammenti e le testimonianze, Fondazione Lorenzo Valla

lunedì 28 novembre 2011

Squarci 1 - Rifts

lunedì, 11 aprile 2005

Squarci 1
Rifts


 
Karl Friedrich Schinkel_La porta nella roccia_1818_Berlin_Staatliche Museum


Vi sono momenti, luoghi, accadimenti, in cui le cose, anche le più familiari, mi si manifestano come novità assolute, quasi per un'improvvisa liberazione di impensati sensi dalle costruzioni del mondo interiore.


Caspar David Friedrich_Le bianche scogliere di Ruegen_1818



 Il caro "vecchio della montagna" mi ha lasciato un commento birichino al post precedente, per questo voglio dedicargli questo brano di Immanuel Kant dedicato alla "malinconia".

 "La persona il cui sentire tende al melanconico non viene così definita perché, priva delle gioie della vita, si strugge in una oscura malinconia, ma perché le sue sensazioni, quando si dilatano oltre una certa misura, o imboccano una direzione errata, approdano a questa tristezza dell'anima più facilmente che ad altre condizioni dello spirito.
Il melanconico ha dominante i sentimento del Sublime. Persino la bellezza alla quale egli è altrettanto sensibile, non tende soltanto ad affascinarlo, ma, ispirandogli ammirazione, a commuoverlo.
Il godimento del piacere è in lui più composto, non per questo meno intenso; ma ogni commozione suscitata dal Sublime ha per lui maggiore attrattiva di tutti gli affascinanti allettamenti del Bello." (da Kant, Osservazioni sul sentimento del Bello e del Sublime, II, 1764)