di Jorge Luis Borges

RUBAIYAT
Torni nella mia voce la metrica del persiano
A ricordare che il tempo è la diversa
Trama di sogni avidi che siamo
E che il segreto Sognatore disperde.
Torni ad affermare che il fuoco è la cenere,
la carne la polvere, il fiume la fuggevole
immagine della tua vita e della mia vita
che lentamente se ne va da noi in fretta.
Torni ad affermare che l’arduo monumento
Che innalza la superbia è come il vento
Che passa, e che alla luce inconcepibile
Di Chi perdura, un secolo è un momento.
Torni ad avvertire che l’usignolo d’oro
Canta una sola volta nel sonoro
Apice della notte e che gli astri
Avari non prodigano il loro tesoro.
Torni la luna nel verso che la tua mano
Scrive come torna al primo
Azzurro nel tuo giardino. La stessa luna
Di quel giardino dovrà cercarti invano.
Siano sotto la luna delle tenere
Sere il tuo umile esempio le cisterne,
nel cui specchio d’acqua si ripetono
alcune immagini eterne.

Continuo a raccogliere le poesie che Borges dedicò ad altri poeti e scrittori e pensatori. Sono tutte poesie in cui il genio di Borges sintetizza e distilla in maniera sublime il succo delle loro opere e della loro vita. Per me è una cosa talmente eccelsa che non finisco mai di stupirmi. Questa poesia è dedicata alle "Quartine" (Robai'yyat) di Omar Khayyam, scienziato e poeta persiano tra XI e XII secolo.
Nessun commento:
Posta un commento