sabato 26 novembre 2011

Il roseto

mercoledì, 08 dicembre 2004


Golestan

di Sa'di




Infinite risonanze e consonanze, fuochi d'artificio di giochi semantici e ritmici, armonie di immagini fiorite e speculari, un'etica di bonaria e gaia ironia, qua e là la leggerezza di un afflato mistico senza intransigenze: si può trovare questo e molto altro nel "Golestàn", il 'roseto' di Sa'di, poeta persiano vissuto tra il 1184 e il 1291.
Nel suo 'roseto' crescono fiori narrativi e didattici, coltivati con l'esperienza del vero grande viaggiatore, instancabile, curioso, rilassato. Sono fiori imbevuti di esperienza mistica tanto profonda da cogliere l'inevitabile relatività delle umane tensioni morali e da librarsi così dolcemente verso la trascendenza.

Novella

Un uomo saggio se ne stava un giorno col capo chino in meditazione, mentre il suo spirito si perdeva nel mare della rivelazione. Quando rinvenne uno dei suoi amici gli chiese per scherzo: "Da quel giardino in cui ti trovavi, quale dono di grazia ci hai recato?" Rispose: "M'ero prefisso di colmare un lembo della mia veste di rose, allorché fossi giunto presso un cespo, per portarne in dono agli amici. Quando, però, vi giunsi, il profumo della rosa mi rese ebbro, sicché il lembo mi sfuggì di mano."


L'amore imparerai dalla farfalla,
O uccel dell'alba! Pur se nella vampa
Abbruci, e l'alma rende, urlo non alza.
I presuntuosi che Ne vanno in cerca,
Nulla Ne sanno, e quelli che di Lui,
Invece, hanno certezza, a favellarNe
Non fecero ritorno! Ad ogni effigie
E paragone e mente e fantasia
Signore, sei superiore, e ciò che disser
Di Te, ed a ciò che udimmo, e letto abbiamo!
Ebbe fine il concilio, e assieme a quello
La nostra vita breve, ed al principio
Solo eravamo di Tua descrizione.

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