L'amore delle anime di Jean Delville
e...
L’estasi
di
John Donne
Jean Delville, L'amore delle anime (http://www.ocaiw.com/catalog/index.php?lang=it&catalog=pitt&author=337) - John Donne, Poesie amorose Poesie teologiche
Dove, come un guanciale sopra un letto,
la pregna riva s’alza a riposare
la viola da capo reclinato,
posammo noi, l’uno cuore dell’altro.
Le nostre mani salde, cementate
Da un balsamo tenace che ne sgorga,
i raggi degli sguardi s’incrociavano,
gli occhi infilando su di un refe doppio.
Così per ora innestare le mani
Fu tutto il nostro modo d’esser uno
E concepire immagini negli occhi
Fu nostra sola moltiplicazione. […]
Così quando l’amore una con l’altra
due anime interanima, quell’unica
anima più compiuta che ne sgorga
vince sulle mancanti solitudini.
E noi che siamo questa nuova anima,
sappiamo ormai di che siamo composti,
ché gli atomi da cui crescemmo sono anime
da mutamento intoccabili.
Ma ahimè, perché così a lungo e tant’oltre
negarci ai nostri corpi?
Se anche non noi, pure sono nostri. Noi
siamo le intelligenze, essi la sfera.
Dobbiamo loro grazie, ché per primi
così ci avvicinarono e a noi
cedettero le forze e i sensi loro,
lega, e non scoria, noi.
Non influisce il Cielo sull’uomo se dapprima
nell’aria non lo imprima, sicché l’anima
possa fluir nell’anima, seppure
prima al corpo ripari.
Come il sangue s’ingegna a generare
spiriti quanto può simili ad anime
(ché tali dita debbono annodare
quel fine nodo che ci rende umani)
così debbono scendere le anime
che puri amanti a facoltà e affetti
che il senso possa cogliere e apprendere,
o giacerà in catene un grande principe.
Ai corpi dunque ci volgiamo, che i deboli
Possano contemplare rivelato l’amore:
i misteri d’amore crescono nelle anime
ma il nostro corpo è il libro dell’amore.
E se un amante, uno come noi,
udisse questo dialogo a una voce,
ci osservi: poco ci vedrà mutare
quando ritorneremo ai nostri corpi.
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