domenica 11 dicembre 2011

In gondola

lunedì, 28 luglio 2008

In gondola
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Tra le fortune di una vita fortunata devo iscrivere anche le mie frequentazioni veneziane. Queste tue bellissime immagini , cara harmonia, mi riportano a quella piacevole inquietudine ( uno sfarfallio alla bocca dello stomaco ) che mi prende girando per Venezia. Venezia comincia superando un canale che la divide dal Continente. Tutto quello che c'è prima ( piazzale Roma, i bus, i treni ) appartiene al Continente. Ma cosa è quel che c'è dopo? Pochi passi dentro una calle valgono un viaggio nel tempo; Venezia ha un suo tempo immoto, in cui esistono presenze e non memorie. Venezia è una epifania dello spazio-tempo. Ci cammino dentro così lentamente da far spazientire gli amici, che hanno sempre mete da propormi. Io invece leggo, da perfetto estraneo, vite trascorse che invece rimangono presenti: vedo fantasmi. E quando ho potuto girarci sull'acqua in gondola, ho capito che Venezia si nasconde per metà; il procedere onirico della gondola, immensa macchina magica nera e splendente, ti svela l'altra metà nascosta; quella dell'acqua scura, dei portoni che si aprono a filo corrente, i gradini muschiati degli ormeggi che suggeriscono percorsi misteriosi. Solo così capisci che sei dentro una città d'acqua, e che il gondoliere alle tue spalle è un misterioso anfibio che ti concede graziosamente un'emozione. Del resto i veneziani non erano navigatori; non navigavano per esplorare ma per andarsene per acqua verso un altro approdo. Lunga vita alla Serenissima.    ilvecchiodellamontagna
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Da Rialto al traghetto di Santa Sofia: i palazzi delle due rive del Canal Grande si specchiano nel nero lucido della gondola che si appresta ad attraccare incuneandosi in spazi minimi e scivolando con la consuetà sicura maestà come avesse intorno l'oceano intero. Dolcetta mi ha fatto un regalo eterno, eterno almeno quanto la mia vita. Bisognerà che ritorni, però, a cogliere le immagini della poppa dove il gondoliere danza la musica della gondola sull'acqua e suona il remo e le piccole onde intorno.
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Grazie, caro vecchio della montagna, grazie del grande emozionante pezzo che hai scritto per questa mia esperienza. Qui per me "si pare la tua nobilitate" di scrittore e di uomo che scruta, sente, "vede fantasmi". Non sapevo delle tue frequentazioni veneziane. Chissà se ci siamo mai incontrati...ma, d'ora in poi, soffermerò lo sguardo su chi cammina molto lentamente, tanto da apparire diverso dagli altri. Mi piace questo mistero dell'off line, che ci rende  fantasmi o presenze impercettibili e arcane. Grazie, caro vecchio della montagna. Per finire ecco un po' di cielo e di nuvole in quel tramonto.
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